Retroprogettare è un termine che abbiamo coniato per sottolineare il valore tangibile che la progettazione d’interni può apportare ad un edificio da riqualificare o ristrutturare. L’economia di produzione relativa all’efficientamento degli impianti consente fin da subito un risparmio nei lavori d’intervento, predisponendo gli impianti elettrici ed idraulici in funzione agli arredi.
Un progetto di interior design ben realizzato consente di progettare a ritroso (da qui il termine retroprogettazione) tutta la distribuzione interna, le pareti, i percorsi e le infrastrutture, quando sono ancora sulla carta. Questa metodologia permette, all’interno di un’operazione immobiliare, la selezione preliminare delle unità penalizzate (per esposizione, dimensione, posizione) che necessitano di accorgimenti e dotazioni che le rendano più appetibili.
Dal rendering alla planimetria
Potrebbe sembrare un errore o un controsenso invece è il senso di una nuova modalità operativa progettuale che consente ingenti risparmi di tempo e risorse.
Questo approccio, grazie allo studio preventivo di un progetto di interior design, permette scelte progettuali, predisposizione di accorgimenti e dettagli che, se ignorati o rimandati a tempi successivi alla costruzione, potrebbero non poter essere applicati o richiedere modifiche all’eseguito per ottenere il risultato desiderato.
Il risultato di questa processo permette di individuare le criticità nei layout degli appartamenti, dando la possibilità di intervenire tempestivamente con modifiche non impattanti sui costi di realizzazione.
La realizzazione di un appartamento campione, attrezzato, arredato, decorato e rifinito, all’interno di un intervento edilizio residenziale composto da diverse unità, consente di capire prima quali caratteristiche debbano avere l’involucro edilizio, le partizioni interne e l’impiantistica di ogni alloggio per poter essere arredato in maniera efficiente.